mercoledì 24 dicembre 2008

Generazione smalto: sesso, mascara e rock - panorama.it

Generazione smalto: sesso, mascara e rock


LA GALLERY
C’era una volta il macho rock, quello dei muscoli tatuatissimi di Lenny Kravitz, dei bicipiti da camionista di Brian Johnson degli Ac-Dc, dei pantaloni borchiati di Slash dei Guns N’Roses e delle battute di caccia con arco e freccia di Ted Nugent, chitarrista dal fisico bestiale di Detroit, il cui slogan preferito fa più o meno così: “Io mangio quello che uccido”. Altri tempi. Oggi, la bandiera del look testosteronico è passata definitivamente nelle mani di rapper come Diddy e Kanye West, testimonial eccellenti di uno stile supercafone, tutto donne, motori e collane d’oro farcite di diamanti. Sul fronte pop rock, da sempre territorio bianco, è scattata invece l’ora della generazione smalto.
I nuovi sex symbol sono belli, effeminati quanto basta e fanno abbondante uso di eyeliner, mascara, lacca per unghie e lucidalabbra. Come Jared Leto, attore hollywoodiano (Fight club, American psycho, Lord of war e Chapter 27) e leader dei 30 Second from Mars, gruppo rock che riempie di ragazzi le arene e di poster le camerette delle teenager.
“Il mito del look da maschio dominatore è roba d’altri tempi” spiega Leto. “Si può essere rock e ritoccarsi gli occhi, tingersi di nero le unghie delle mani e odiare la birra. Non è vero che alle ragazze piacciono solo i cantanti brutti, sporchi e mascolini”. A confermare la sua tesi, una delle modelle top della rivista Penthouse, Krista Ayne che, interpellata in proposito, rivela: “Abbiamo passato una notte insieme e Jared si è comportato da vero maschio. Se dovessi dargli un voto, gli concederei almeno un sette”.
Amato e odiato, Mr. Leto, come tutte le rockstar dall’apparenza ambigua, paga lo scotto di avere un numero di detrattori pari a quello dei fan adoranti. “In Internet fioriscono blog che mi danno del gay e dello smidollato. Sono moltissimi gli uomini che mi odiano per il mascara. Ma io me ne infischio”.
Del rapporto di odio e amore con il pubblico ne sanno qualcosa anche i Dari, quattro ventenni di Aosta che imperversano nelle radio e in classifica con una filastrocca-tormentone chiamata Wale (tanto wale).
“Ci sono blog che sono nati solo per insultarci” racconta Dario Pirovano, il vocalist della band. “”Ma chi sono questi frocetti vestiti come battone di periferia?” è uno dei commenti più ricorrenti. C’è una parte di pubblico che proprio non si sente a suo agio con un gruppo di uomini che usa il trucco e porta un taglio di capelli inusuale. Per fortuna, le ragazze sono quasi tutte dalla nostra parte. Chi non ci ama per l’immagine se la prende anche con la nostra musica: alcuni ci hanno definito “il sottovuoto”. Per questo abbiamo scelto come titolo dell’album Sottovuoto generazionale“.
Facili ironie e insulti sono il pane quotidiano anche per il diciannovenne Bill Kaulitz, idolatrato cantante dei Tokyo Hotel [o.O"], la band tedesca dal successo planetario che ha sdoganato definitivamente la generazione smalto.
“Il mio camerino è preso d’assalto dalle fan che vogliono fare sesso con me, ma a molti piace darmi della femminuccia o del pervertito” spiega Bill. “La mia non è una messa in scena: io sono me stesso soltanto quando sono truccato. Senza make up e smalto sulle unghie, mi sento tristemente in maschera. E, soprattutto, rifiuto l’equazione trucco più colpi di luce nei capelli uguale gay. E, in ogni caso, quello che faccio davanti allo specchio o in camera da letto è un fatto privato”.

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